Quando si parla di Chernobyl e della sua storia non si può non menzionare anche Igor Kostin.
Igor Fedorovich Kostin, classe 1936, è uno dei cinque fotografi al mondo ad aver fotografato, nell’immediato, l’incidente alla centrale nucleare e la sua liquidazione nei mesi a venire. E non solo, fu anche il primo a documentare fotograficamente le gravissime conseguenze del grande irraggiamento assorbito dai feti delle donne in gravidanza durante quel periodo.
Kostin all’epoca lavorava per l’agenzia di stampa Novosti, con sede a Kyiv. Quella notte ricevette una telefonata di un amico elicotterista che lo avvisava che era stato chiamato a sorvolare la centrale nucleare Lenin di Pripyat, in quanto c’era un incendio in corso. Lui accettò di accompagnare l’amico. Sorvolarono il reattore #4 letteralmente scoperchiato. Scriverà nel suo libro “Confessioni di un reporter”: “Niente lascia supporre che vi sia stato un incidente, a parte una fumata bianca, quasi traslucida. (…) Apro l’oblò, come faccio sempre per evitare i riflessi. Una forte ventata d’aria calda riempie la cabina dell’elicottero. Subito mi viene voglia di raschiarmi la gola. E’ una sensazione nuova e strana. Faccio fatica ad inghiottire la saliva. Scatto le prime foto. D’improvviso l’apparecchio si blocca. Premo forte sullo scatto, ma niente! (…) A Kyiv, allo sviluppo, la pellicola sembra coperta di uno strato opaco. Quasi tutti i negativi sono completamente neri. Come se l’apparecchio fosse stato aperto e la pellicola esposta alla luce. Allora non avevo capito, ora so che è dovuto alla radioattività. (…) Armeggiando con la pellicola, finisco per ottenere una copia accettabile che spedisco a Mosca, alla sede dell’agenzia Novosti. Non sarà mai pubblicata.”
Con il suo lavoro documentò anche l’impresa eroica dei liquidatori che si occuparono di ripulire il tetto del reattore esploso e di costruire l’importantissimo sarcofago.
Negli anni novanta fu anche il primo a documentare gli effetti dell’irraggiamento sulle donne in gravidanza durante i giorni in cui la nube radioattiva vagava pericolosamente sulla Bielorussia e sull’Europa intera. Fu lui a trovare casualmente, in un orfanotrofio in Bielorussia, un bambino con gravissime malformazioni fisiche. La sua foto fece il giro del mondo impressionando chiunque la vedesse. Quell’immagine riaccese l’interesse sulla vicenda di Chernobyl, portando alla luce realtà sconosciute al mondo intero. (Ve ne parlo in questo articolo: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/i-bambini-di-chernobyl-igor-pavlovets/)
Altra sua fotografia storica è quella scattata al direttore dell’impianto nucleare, Viktor Bryukhanov, insieme alla moglie nel salotto della loro casa. La moglie visibilmente scossa per ciò che sta accadendo, mentre il marito quasi rassegnato. Venne condannato a quindici anni di lavori forzati in Siberia per “abuso di potere”. (Ne parlo nel mio blog: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/lappartamento-del-direttore-della-centrale-nucleare/)
Quella notte (e nei mesi a venire) Kostin si espose, in totale ignoranza (come tutta la popolazione di Pripyat) ad elevatissime dosi di radiazioni. Negli anni la sua salute peggiorò tanto, tuttavia non morì a causa delle conseguenze del forte irraggiamento. Ebbe anche dei figli, senza alcun problema di salute o condizioni fisiche riconducibili al disastro di Chernobyl. Morì all’età di 78 anni, nel 2015, a causa di un incidente stradale.
Il suo libro “Confessioni di un reporter” ( https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/libri-e-chernobyl/ ) fu tradotto in dieci lingue ed è la testimonianza più completa sulla catastrofe e sulle sue conseguenze. Ad oggi assolutamente introvabile in lingua italiana.
Una curiosità che pochi sanno, però, è che non fu Igor Kostin il primo a fotografare il reattore esploso, bensì Anatoly Rasskazov. Le foto di Kostin hanno fatto il giro del mondo e sono diventate molto famose, al punto tale che gli viene spesso attribuita la proprietà anche di quella notturna, con il reattore ancora fumante. Ma non è così. Le foto vennero scattate da Anatoly, che era impiegato alla centrale nucleare, come fotografo. Era lui che si occupava di divulgare le fotografie della centrale, molto spesso modificate su richiesta di Bryukhanov, il direttore della centrale. Le sue foto sono sempre state pubblicate senza crediti, per via della censura in essere ai tempi dall’URSS. Solo dopo la sua morte, gli venne attribuita la proprietà di queste foto, ormai note a tutti. Morì nel 2010 a causa di un cancro e una grave malattia del sangue, dovuta all’esposizione alle altissime radiazioni durante i giorni immediatamente successivi l’incidente.