E’ dal 2015, ovvero dal mio primo viaggio nella Zona di esclusione di Chernobyl, che cerco di riordinare le fotografie delle scuole di Pripyat (e dei villaggi circostanti) cercando di dargli la giustizia che si meritano. E debbo dire, non è facile. Le scuole e gli asili sono i luoghi più difficili da affrontare, proprio perchè si vola con il pensiero ai bambini, alla loro spensieratezza, agli anni più belli della vita, all’istruzione, ai momenti di gioco. Quindi ho pensato sia giunta l’ora di liberare qualche fotografia, tra quelle conservate gelosamente nei miei hard disk, proponendovele parlandovi dell’istruzione all’epoca dell’Unione Sovietica, delle differenze rispetto a quella occidentale (e italiana) e delle peculiarità, senza farmi sopraffare da sentimentalismi da mamma.
Per anni l’Unione Sovietica è stata un vero mistero per il mondo intero. Eravamo tutti curiosi di capire cosa succedeva oltre quella “cortina di ferro”. Dopo la dissoluzione dell’impero, sono stati gli stessi cittadini, cresciuti con il Soviet, a raccontarci come era organizzata la vita al di là di quei confini, nel bene e nel male. Infatti, con questo articolo non intendo affatto giudicare un sistema che ha rappresentato larga parte della storia del ‘900, bensì vorrei solo mettervi al corrente di come funzionava il sistema scolastico, al semplice scopo di acculturarci tutti al meglio. Ciò che vi racconto è esattamente ciò che mi è stato raccontato da diversi amici/che cresciuti durante l’URSS.
Pripyat era considerata la città modello sovietica e per questo tutto ciò che vediamo quando camminiamo tra le sue strade e all’interno dei suoi edifici, è puro Soviet, senza alcun melting pot! Questo è ciò che intendo quando sostengo che la Atom Grad è oggi una Pompei moderna, un vero e proprio museo a cielo aperto, testimonianza pura di un’epoca ormai finita. Un’epoca che io ho vissuto da bambina e che quindi non ho avuto l’opportunità di conoscere viaggiando. Ringrazio però la mia incontenibile curiosità per avermi portata nella Zona di Chernobyl. La mia cultura e le mie barriere mentali hanno incontrato una realtà che (fortunatamente) mi ha portata ad una consapevolezza difficilmente raggiungibile diversamente.
Il sistema di istruzione sovietico era organizzato in 11 anni di istruzione (fino al 1989 erano 10). I bambini iniziavano il loro percorso a 7 anni. I primi 3 anni erano considerati di elementari, i successivi 5 di medie e gli ultimi di superiori. A differenza di ciò che succede (e succedeva) in Italia, la scuola era una sola, inteso come edificio. Questo è il motivo per cui, passeggiando all’interno delle scuole di Pripyat, si passa dal vedere libri con disegni bambineschi, fino a trovarsi in aule di musica, di chimica, ecc. Alle elementari c’era un solo maestro per tutte le materie, ad eccezion fatta per ginnastica. Per gli anni di medie e superiori, invece, vi erano precise aule dedicate ad ogni materia e gestite da maestri preparati al meglio rispetto alla specifica materia che dovevano trattare. Erano quindi i ragazzini a spostarsi di aula in aula al cambio dell’ora. Le aule erano davvero ben organizzate rispetto alla disciplina a cui erano dedicate ed ancora oggi, nonostante i 33 anni di abbandono, è ancora visibile quanto fossero curate nei minimi dettagli. All’ingresso dello stabile della scuola vi era una grande area organizzata con appendini dove i ragazzini dovevano lasciare le loro giacche, cappelli e guanti. Personalmente, essendo cresciuta in provincia, debbo ammettere che se ripenso a come erano organizzate le nostre scuole e le relative aule a quell’epoca, mi rendo conto che sul tema “istruzione” l’Unione Sovietica era davvero all’avanguardia. Questo è un dato oggettivo, a prescindere dalle ideologie politiche o da come poi andarono i fatti nella storia.
A seconda dell’età gli studenti venivano divisi in Oктябрята (ragazzini di ottobre, in ricordo della rivoluzione di Ottobre del 1917), Пионер (Pionieri) e Комсомол (Komsomol). A seconda della categoria a cui appartenevano, dovevano svolgere particolari mansioni. Queste categorie non erano altro che primi step di Propaganda. In seconda elementare ricevevano la spilla con la stella rossa e il ritratto di Lenin bambino e diventavano Oктябрята, dovevano quindi dimostrare di essere bravi studenti, per diventare come Lenin, che da bambino (si raccontava) era uno studente modello, otteneva sempre i migliori voti ed era quindi un esempio da seguire. In prima media diventavano Пионер, una sorta di Boy Scout per fare un paragone occidentale. Indossavano un fazzoletto rosso al collo e dovevano occuparsi di lavoretti socialmente utili. A ogni ragazzino veniva affidato un anziano da aiutare in piccoli lavoretti, come lavare il pavimento, piuttosto che andare a comperargli il pane o altre cose simili. Partecipavano all’organizzazione pratica di tante parate pubbliche, tipo 22 Aprile per la nascita di Lenin, il 21 Gennaio per la morte, il primo Maggio e così via. Inoltre venivano organizzate gare tra le sezioni a scuola, una sorta di olimpiadi, dove gli studenti dovevano gareggiare e primeggiare in varie discipline. Era tutto molto improntato sulla competizione e chi non si applicava, veniva rimproverato pubblicamente e tacciato di non essere un bravo comunista. Questo doveva spronare i ragazzini a fare sempre meglio, in tutti i campi. Alle superiori, invece, si entrava nel Комсомол, ovvero l’unione comunista dei giovani. Il fazzoletto rosso veniva sostituito da una spilla, sempre con il ritratto di Lenin, ma ora da adulto. Il Komsomol rappresentava il percorso preparatorio per entrare nel Partito Comunista, perchè chi non entrava nel Partito all’università, non aveva diritto a lavori qualificati e poteva fare solo lavori più umili, tipo manovale o operaio in fabbrica. Per accedere a lavori in strutture governative o anche solo per diventare maestro di scuola, occorreva assolutamente diventare un buon comunista.
A partire dalla seconda media, veniva aggiunta la materia che in russo prendeva il nome di Tруду, ovvero “lavoro”. Questa materia prevedeva l’insegnamento di lavoretti utili alla vita quotidiana, come cucire, cucinare, imparare a fare la legna, aggiustare componenti elettrici e similari. Mentre gli ultimi due anni di scuola, tutti gli studenti, sia maschi che femmine, venivano avviati all’addestramento militare. Tutti dovevano essere in grado di saper maneggiare un arma, montare e smontare un kalashnikov, dovevano saper lanciare bombe a mano, saper indossare rapidamente le maschere anti-gas in caso di attacco chimico (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/maschere-antigas/), sapere dove nascondersi, come difendersi e come attaccare. Di questo si occupava un colonnello e le ore di lezione erano tre a settimana. Motivo per cui ogni scuola era dotata di un poligono di tiro. Questo ricorda molto l’Opera Nazionale Balilla del nostro ventennio fascista italiano.
Per tutta la durata degli undici anni di istruzione, per tutti gli studenti di ogni età, erano previste due lezioni a settimana, della durata di mezz’ora, che prendevano il nome di “informazione politica” durante la quale si raccontava ai ragazzi ciò che succedeva nel mondo. Si parlava delle nazioni capitaliste occidentali, dove la gente moriva di fame sotto i ponti, dove la ricchezza era per pochi a discapito di tanti poveri e si spiegava come invece il sistema sovietico fosse invidiabile in quanto tutti erano uguali, nessuno era più ricco di un altro e a tutti erano garantiti gli stessi diritti. Veniva spiegato ai bambini come comportarsi nel caso in cui avessero incontrato turisti occidentali, che desideravano annientare gli stati sovietici cercando di carpire i bambini per fargli capire come invece si viveva bene nel resto del mondo. “Informazione politica” era imprescindibile e siccome si teneva mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni, se lo studente non si presentava, i genitori venivano chiamati a rapporto e questo poteva costargli diversi problemi, anche sul lavoro.
I voti erano da 1 a 5, dove 5 valeva come il nostro 10. Chi finiva il percorso scolastico con 5, era uno studente modello e veniva premiato con una medaglia d’oro che gli permetteva di poter scegliere l’università che preferiva, senza dover sostenere gli esami di ammissione.
A tutt’oggi molte delle Repubbliche della ex Unione Sovietica hanno mantenuto questo sistema scolastico.
Nelle foto ho voluto mostrarvi alcune aule di scuole visitate nel villaggio di Mashevo e di Pripyat e il poligono di tiro annesso alla scuola, sempre a Pripyat.