Chernobyl, Storia di una catastrofe nucleare, di Serhii Plokhy. Nota sull’autore: Serhii Plokhy è uno storico ucraino-americano, specializzato in storia dell’Ucraina e sulla Guerra Fredda dell’Europa Orientale.
Premessa: in questo articolo vi esporrò la mia personale opinione che, ovviamente, è maturata grazie alle mie conoscenze e alle mie esperienze. Non è nulla di assoluto e non vuole nemmeno esserlo. Mi rendo conto che l’autore di questo libro sia uno studioso pluripremiato e non intendo ergermi a esperta di fronte a lui. Intendo invece spiegarvi perchè sconsiglio questo libro, sulla base anche di ciò che ho appreso durante i miei viaggi nella Zona.
Spoilero subito: questo libro è assolutamente il più deludente che io abbia mai letto in merito alla storia di Chernobyl.
Perchè sono così spietata con il mio giudizio? Perchè lo stesso autore è molto categorico nel presentare la sua opera come la più accurata mai scritta.
A pagina 15, nella sua prefazione, si legge: “Questo libro vuole essere un’opera storica: la prima ricostruzione approfondita del disastro di Chernobyl, dall’esplosione alle ultime fasi di completamento della nuova copertura del reattore danneggiato, nel Maggio 2018, passando per la chiusura dell’impianto nel Dicembre 2000. Una ricerca che ha tratto enorme giovamento dalla recente apertura di archivi in precedenza secretati, contenenti materiale relativo all’incidente.” Da una prefazione del genere ci si aspetta un’opera incredibile, piena di dettagli di cui noi, comuni mortali, non siamo a conoscenza. Ma già in queste prime righe mi sono domandata come sia possibile che l’autore ci stia proponendo un’opera definitiva, citando una data che non ha nulla a che vedere con la storia di Chernobyl. La costruzione della nuova copertura del sarcofago si è conclusa nel Novembre 2016, quando il New Safe Confinement è stato fatto slittare sul reattore esploso e ufficialmente terminata nel Luglio 2019, con una cerimonia alla presenza del Presidente ucraino, Zelensky. Questa imprecisione mi ha subito messa in guardia, in quanto l’autore è uno storico, autore di diversi saggi, eppure cita una data che non ha nessun riscontro sulla timeline della costruzione del NSC. Sarò pignola, ma se sto per accingermi a leggere “La prima ricostruzione completa dell’incidente di Chernobyl. La storia monumentale che il disastro merita” (The Times) mi aspetto date, numeri, fatti e spiegazioni tecniche che nessun altro mi abbia mai proposto.
Consapevole del fatto che il 90% dei lettori non avrebbero mai dato importanza a una cosa del genere, ho accantonato la mia pignoleria dovuta ad anni di studi di questa storia e sono andata avanti, anche carica di molto entusiasmo, data la recensione dell’Observer, presente in copertina: “Commovente e al tempo stesso basato su una solida ricerca. Una lettura eccezionale.”
Arrivare alla metà del libro è stata una fatica incredibile. Ci ho impiegato un mese e mezzo! E per una divoratrice di libri come me è stata davvero una sorpresa. Mi ci addormentavo sopra mentre lo leggevo. Ben presto mi sono resa conto che i tanti fatti e i tanti personaggi che gravitano intorno a questa storia, vengono presentati da Plokhy in modo superficiale, proposti e riproposti con un ordine temporale tutto suo, che io non sono riuscita a seguire. Se fosse un film, forse riusciremmo a memorizzare volti e correlazione con i fatti, ma essendo un libro una persona che non è sufficientemente preparata rispetto a questa vicenda, di certo fatica a collegare nomi, responsabilità e vicende. E siccome ho fatto fatica io a tenere il filo, che ormai conosco nomi, cognomi, ruoli, date e anche gradi di parentele tra vari protagonisti, immagino che un neofita vada davvero nel pallone entro le prime cento pagine. C’è da aggiungere, inoltre, che niente viene approfondito. Vengono toccate tutte le vicende e i personaggi della timeline del disastro di Chernobyl, ma con un continuo rimando a fonti esterne. Alla fine del libro troviamo ben 50 pagine di rimandi a fonti a cui Plokhy ha attinto. In sunto, i veri approfondimenti vanno ricercati in quelle centinaia e centinaia di fonti che l’autore ci offre al termine del libro. Ora che mi sono letta tutte le 450 pagine di questa opera, posso dire che bastavano le 50 pagine di fonti perchè nel libro non c’è nessuna spiegazione scientifica o tecnica che riguardi il disastro, nessun racconto di un qualsiasi testimone oculare di questa pagina importantissima di storia. Niente. Eppure l’autore nella prefazione ci anticipa che ha scritto questo libro sulla base di documenti recentemente desecretati ai quali ha avuto accesso, inclusi importanti documenti del KGB. Evidentemente, come detto, tutti questi documenti sono citati nelle cinquanta pagine finali relative alle note. Ma capite bene che ci vorranno anni prima che io possa leggere tutti i testi citati come fonti, per poter poi rivalutare la mia opinione in merito a questo libro. Ma farò anche questo! Dovessi investirci tutti gli anni della mia pensione!
Giunta a pagina 276 stavo per cestinare il libro. Giuro. Questa è l’unica pagina, in tutto il libro, che viene dedicata ai famosissimi “sommozzatori” che si occuparono di aprire le valvole per far defluire l’acqua dalle vasche poste nei sotterranei del reattore 4. Questi “sommozzatori” erano tre ingegneri, profondi conoscitori dell’unità 4, in quanto avevano partecipato anche alla costruzione della stessa. Plokhy non ne menziona nemmeno i nomi. Nomi noti a tutti, in realtà: Alexei Ananenko, Valery Bezpalov e Boris Baranov. Tutti sopravvissuti a questa operazione che risultò fondamentale per evitare ulteriori gravissimi danni conseguenti all’incidente della notte del 26 Aprile 1986. Tutti premiati dal Presidente Zelensky, con la medaglia di “Eroi dell’Ucraina” durante la cerimonia tenutasi nel Luglio 2019, per la conclusione del NSC. Per Baranov si tratta di un riconoscimento postumo, in quanto morì nel 2005 per arresto cardiaco. Plokhy, in questa unica pagina dedicata a queste tre persone fondamentali, scrive: “Si trattava di una missione suicida, e Silaev ne era consapevole. Per questo decise di sbloccare la situazione fornendo degli incentivi: offrì bonus finanziari – inclusi macchine e appartamenti per tutta la famiglia – a chi avesse acconsentito a tentare quella pericolosa operazione. I primi ad andare furono alcuni operatori dell’impianto nucleare, che ne conoscevano bene la struttura. Una squadra di tre ingegneri, dotati di muta e attrezzatura da immersione, raggiunse le paratoie sommerse delle vasche e le aprì in modo da far defluire l’acqua contaminata in particolari camere di raccolta, da cui poi i vigili del fuoco avrebbero potuto pomparla. […] I tre ingegneri morirono qualche settimana dopo aver compiuto quel gesto eroico, per avvelenamento da radiazioni.” Gentile signor Plokhy, ma dove diavolo ha preso queste informazioni? Come è possibile che abbia fatto questo gravissimo scivolone proprio su questi tre importanti personaggi? Nomi noti, personaggi principali, non secondarie comparse. Trattandosi di un libro pubblicato nel 2018, che si propone come la ricostruzione definitiva dei fatti, mi domando come si possa ridurre a una paginetta la storia di questi tre importantissimi liquidatori, senza menzionarne nemmeno il nome e, ancor peggio, dandoli tutti per morti. Senza scomodare i documenti del KGB o del Soviet, basta cercare su internet qualsiasi parola chiave riferita a Chernobyl, per trovare approfondimenti in tutte le lingue del mondo, relativamente all’impresa di Ananenko, Bezpalov e Baranov.
Nonostante il mio disappunto fosse ormai alle stelle, ho proseguito nella lettura, continuando ad addormentarmi leggendo fatti ormai conosciuti e stra-conosciuti, proposti in modo sparpagliato. Non una menzione in riferimento ai Samosely, ovvero i residenti illegali della zona di esclusione di Chernobyl. Non una menzione sul futuro della centrale nucleare, del suo decommissioning e di ciò che sta avvenendo sotto il New Safe Confinement. Non una menzione in merito a Slavutych, la città costruita appositamente per ospitare i residenti evacuati da Pripyat, che ancora lavorano presso l’impianto. Poche anche le parole dedicate a quell’immenso universo che sono i Liquidatori.
Il libro diventa interessante dall’ultimo capitolo, “Un nuovo giorno”, dove l’autore racconta del movimento degli scrittori e delle ribellioni degli ambientalisti al fine di fare chiudere la centrale nucleare Lenin. Questa parte è interamente dedicata al ruolo che ebbe questo evento nella dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Se questo libro fosse stato scritto venticinque anni fa, ovvero quando di questa storia non si sapeva praticamente nulla e tutto era coperto dal segreto, probabilmente ne sarei rimasta affascinata. Oggi no. Oggi è un libro impreciso, fuori tempo per la sua forte propaganda anti-sovietica. L’autore non si risparmia, in ogni singola pagina, di demonizzare l’Unione Sovietica e il suo sistema fallimentare basato sull’arrivismo, in questo caso nella corsa alla supremazia nucleare. Approfondendo la vita di Plokhy, comprendo questo suo astio. Cresciuto in Ucraina, sotto il dominio dell’URSS, denuncia da sempre il sistema sovietico e l’opera di russificazione della sua terra, attualmente in atto anche attraverso la guerra nel Sud, nelle zone del Donbass e del Lugansk. E per quanto io conosca molto bene le dinamiche che portano a questa sua denuncia, importantissima peraltro, reputo che dedicare un intero libro a questo genere di propaganda, quando in realtà il lettore si aspetta una disamina dei fatti precisa e super partes, rende tutto molto ridondante e fa perdere interesse al lettore, sia ad un tema, che all’altro.
Libro sconsigliato a chi ha già una profonda conoscenza di questa storia, perchè ne rimarrà molto deluso.
Libro sconsigliato ai neofiti, perchè sono troppe le carenze, gravissime le imprecisioni e troppa la propaganda che porta il lettore lontano da un’analisi imparziale e reale degli eventi.
Ora che ho bocciato in toto questo libro, mi aspetto che voi lo leggiate e mi facciate sapere la vostra opinione.
Anche io ho le mie note a fine articolo.
Vi lascio una serie di link che rimandano a miei articoli e video di approfondimento realizzati in questi sei anni di ricerche.
Liquidatori: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/i-liquidatori-di-chernobyl-eroi-senza-nome/
New Safe Confinement: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/new-safe-confinement-il-nuovo-sarcofago-di-chernobyl/
Ananenko: https://www.facebook.com/diariodiunviaggioachernobyl/posts/2561416133877686
Samosely: https://www.francescagorzanelli.it/tag/samosely/
Slavutych: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/slavutych-la-gemella-di-pripyat/
Testimonianza di una donna evacuata da Pripyat: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/storia-di-una-donna-evacuata-da-pripyat-lara/
Decommissioning di una centrale nucleare: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/come-si-smantella-una-centrale-nucleare-il-decommissioning/
Libri: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/libri-e-chernobyl/
Accoglienza dei bambini di Chernobyl: https://www.youtube.com/watch?v=fHS_uN4s8FY
Storia dell’Ucraina: https://www.youtube.com/watch?v=ameFxxrVjJM
Cosa sono e come funzionano le radiazioni ionizzanti: https://www.youtube.com/watch?v=H2_a-nYyiEg
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