Ho scelto di offrirvi il testo, tradotto in italiano, di una serie di messaggi quotidiani che una madre di Mariupol ha inviato al figlio, che viveva altrove, in Ucraina. La storia è a lieto fine, se così vogliamo definirla, in quanto il 18 Marzo la donna e il marito sono stati evacuati da Mariupol. I messaggi si interrompono proprio in quella data per questo motivo. Questi messaggi sono stati condivisi dal figlio attraverso i social network. La traduzione è stata fatta dalla mia amica Sonya che parla un perfetto italiano in quanto ha trascorso la sua infanzia in Italia, nell’ambito dei progetti di risanamento rivolti ai bambini di Chornobyl. Sonya vive a Kyiv e dal 24 Febbraio, ovvero dall’inizio della guerra, è chiusa in casa. Ha deciso di impiegare il tempo traducendo diversi documenti, dall’ucraino all’italiano, per rendere comprensibile anche a noi, ciò che sta realmente accadendo in Ucraina. Questo la aiuta anche a sopravvivere psicologicamente in una situazione così drammatica. Da settimane vive con il sottofondo di sirene antiaeree, esplosioni, muri che tremano. Non dorme. Mangia poco. Non sa se e come arriverà a domani. E nel frattempo sta producendo tutto questo materiale per noi. (Vi lascio qui il link alla sua traduzione del primo discorso di Zelenskhy, rivolto ai cittadini poche ore prima dell’inizio dell’invasione: https://www.youtube.com/watch?v=qherQQjUhR4)
Di seguito, il diario della madre di Mariupol.
“Figliolo, scrivo sperando che ci sia qualche barlume di linea e i messaggi saranno inviati. Siamo a posto, ci è rimasto solo il gas. Dicono che tra poco rimarremo anche senza questo. Bombardano forte. La luce e l’acqua mancano già da due giorni. Ma stiamo resistendo. Oggi è venuta *****, abbiamo condiviso il cibo. Che paura non capire cosa sta succedendo. Ti vogliamo tanto bene, speriamo che tu stia bene.
Buongiorno, figliolo! Adesso sono le 8:20 del 4 Marzo. Siamo sopravvissuti ancora una notte. Stanotte non abbiamo quasi dormito, bombardavano senza pietà. Ho tanta paura di morire e lasciarti solo. Ma è già mattina e per ora siamo vivi. Il gas, grazie a Dio, c’è. Mancano tante altre cose. Ti vogliamo tanto bene, prenditi cura di te, nostro caro!
Figliolo, adesso sono le 9.33. Stiamo bene. Nell’appartamento ci sono 15 gradi, ma ora abbiamo lavorato per sistemarci al meglio e ci siamo riscaldati. E ancora una volta abbiamo gioito per la nostra parsimonia, perchè abbiamo un pò di scorte. Abbiamo anche trovato delle torce e delle batterie! Ora abbiamo un pò di luce. Se i nostri telefoni si scaricheranno, facciano una cosa, prova a chiamare sul telefono del nonno alle 12:00 e alle 21:00, lo accenderemo a quest’ora. Ti vogliamo bene.
Che orrore. Ho paura ogni giorno, ho paura di domani. Ho paura di dormire, ho paura che domani bombarderanno e che mentre saremo in fila per l’acqua non avremo tempo di nasconderci. E quanto mi fanno schifo i predoni. Hanno oltrepassato le file e hanno rapinato tutti i negozi nei primi giorni. Hanno portato via di tutto. Sacchetti di profumi di Brokard, cappotti di montone, scatole di aringhe, cavoli in scatola, pannolini per bambini. Alcuni sono entrati anche nel nostro palazzo, nell’appartamento della signora Nina, quella che dà da mangiare ai gatti. Orribile pensare che viviamo tra queste persone! Questo è successo perché la polizia era al fronte e ora papà ha sentito dire che c’era l’opportunità di pattugliare. Se li catturi gli devi togliere i pantaloni in modo che vadano in giro con il cu*o nudo e tutti possano riconoscerli. Ti voglio tanto tanto bene!
Abbi cura di te, nostro caro! Soprattutto non vedo l’ora che arrivi il momento in cui potrò abbracciarti e stringerti forte, quando questo inferno finirà! Un bacio a te da me e papà, a domani, mio caro!
Figliolo, mio caro, buongiorno! Siamo vivi e il nostro inferno continua. Oggi è il 10 Marzo. Abbiamo passato la notte nel seminterrato di *****. Grazie a loro ci siamo potuti riparare. Ieri c’è stata un’esplosione con una forza terribile. Proveniva da un aereo. Qualcosa è stato lanciato contro il reparto maternità dell’ospedale Nr3. Abbiamo una finestra in cucina e una porta del balcone rotte. In quel momento eravamo sul divano. In seguito abbiamo appreso alla radio che era una bomba che ha creato una voragine di diametro di 10 mt. Siamo scappati fuori, nel corridoio comune, con solo i calzini indosso. Poi ci siamo resi conto che se noi abbiamo sentito tutto questo, cosa poteva allora essere successo alla casa della nonna? Papà ha fatto una corsa fuori e ha guardato le finestre della nonna. E semplicemente non ci sono più. Tutte saltate, insieme ai telai. Abbiamo preso subito delle bende e con grande orrore siamo corsi dai nonni. Per fortuna nonna era viva, ma in preda all’isteria. Era fuori, già con le sue valigie in mano. Era in piedi all’uscita del suo appartamento, o meglio delle rovine del suo appartamento. L’esplosione è stata così forte che tutte le finestre e le logge sono state distrutte, la serratura è stata sfondata, il balcone è stato frantumato. Tutto questo è volato addosso ai residenti, ma fortunatamente sono vivi. Abbiamo afferrato i loro bagagli e li abbiamo portati da noi. Tutti noi tremavamo di paura. Le nostre case ora hanno buchi neri spalancati invece che finestre. La vicina di mia madre, quella che vive nel monolocale, ha la porta sfondata.
Oggi siamo tornati a casa nostra per prendere delle cose. Abbiamo rapidamente afferrato ciò che c’era di vicino e di comodo da prendere. Abbiamo riempito l’auto e siamo tornati da *****. Siamo arrivati da ***** sotto le esplosioni. Qui abbiamo passato la notte nel seminterrato. Faceva un freddo terribile e tutti tremavamo. Abbiamo dormito vestiti, sul pavimento, su una plastica e con una coperta sottile. Avevamo preso delle coperte da casa, ma erano poche per 4 persone. Il cibo che siamo riusciti a recuperare è già stato cucinato. Tutta la nostra loggia è ricoperta di vetri. Oggi volevamo tornare a prendere cibo e roba, ma non abbiamo potuto perchè gli aerei volano di nuovo e bombardano. Non abbiamo altro cibo da cucinare. Rimaniamo qui, nel seminterrato di *****. Che orrore. Oggi un razzo ha colpito quel palazzo vicino al nostro, sull’ottavo piano. Fa molto freddo a dormire in questo seminterrato e papà ha paura per i suoi reni. Non so se sopravvivremo. Spero che tu stia bene, abbi cura di te, mio caro.
Abbiamo caramelle, biscotti, molte patate crude, ma non possiamo cuocerle perchè poi non rimane abbastanza acqua. Al mattino beviamo succo di pesca per risparmiare acqua. Ascoltiamo continuamente le notizie e speriamo che qualcuno ci aiuti. Non siamo più preoccupati per la guerra, ormai l’importante è sopravvivere. Fa molto freddo, ma abbiamo recuperato, da casa, delle coperte in più e la mia pelliccia. Ora siamo tutti avvolti. Non ci facciamo il bagno da più di due settimane. Siamo vestiti a strati, dormiamo con i cappelli, cappotti di montone, cinque maglioni e calzini. Si parla poco, si ascoltano di più le notizie, ogni tanto si gioca a carte. Ieri abbiamo letto un po’ utilizzando la torcia. Il tempo scorre lentamente, siamo tutti mezzi addormentati. Ieri papà ha aiutato a rafforzare le porte e le finestre del terzo piano. Ho quasi perso la testa dalla paura mentre lo aspettavo. Oddio come voglio sopravvivere e abbracciarti, mio caro. Ieri ***** abbracciava il figlio e io ho pianto piano. Ma sono felice che tu non sia con noi ora. Voglio davvero che tu viva e sia felice. Tutti preghiamo Dio perchè questi bombardamenti finiscano e perchè tutti possano abbracciare i parenti. Ti amiamo molto. Abbi cura di te, mio caro, sei la cosa più preziosa che abbiamo.
Ciao, figliolo, nostro caro! Come stai lì? Stai bene? Siamo così preoccupati per te! Sei sotto gli attacchi aerei, lo abbiamo sentito. Speriamo davvero che tu sia al sicuro. Noi siamo ancora vivi. Oggi è lunedì, siamo tutti seduti nel seminterrato. Ogni giorno va sempre peggio. Se ieri e l’altro ieri potevamo ancora correre a casa, oggi fa persino paura andare in bagno al primo piano. Da qualche parte non lontano da (nome della via) i nostri (esercito ucraino) hanno messo delle installazioni e i boati sono sempre inquietanti. Gli aerei dei fascisti volano nel cielo. Paura. Praticamente non abbiamo la possibilità di cucinare, dobbiamo farlo per strada, vicino al garage, ed è molto pericoloso lì. L’acqua sta finendo e tutti hanno paura di andare a procurarsela. Mangiamo poco. Con una porzione mangiamo in due. Papà ha sempre fame.
Ho fatto una corsa a casa per prendere della roba. Ieri ci sono stati pesanti bombardamenti, scappando abbiamo perso le patate per strada e ci siamo dovuti nascondere nell’ingresso. Che paura. Mentre scappavamo le mie mani tremavano forte e piangevo tanto. Dalla paura, dalla disperazione, dalla pietà per il mio appartamento. Non abbiamo nessun posto dove tornare. Tutte le finestre sono rotte, gli infissi sono divelti. Il vetro della finestra della cucina si è rotto e ha trafitto il microonde. Tutta la mia cucina è scolpita con il vetro. Non ci sono vetri alla porta del balcone e in cucina non c’è proprio più la porta del balcone, il resto degli infissi è in parte con vetro, ma sono tutti rotti e le finestre non si chiudono. I predoni possono entrare facilmente. Fare qualsiasi cosa è pericoloso, abbiamo preso il cibo e siamo scappati. Questo è tutto. Non riesco a immaginare cosa faremmo se non fosse per ***** che ci ospita nel suo seminterrato. Ora ci sono zero gradi nel nostro appartamento, non portano più l’acqua da dove l’abbiamo presa per due giorni, ed è comunque pericoloso stare in fila per prenderla. Non c’è più legna per il fuoco e poche persone escono per cucinare. Fa tutto troppa paura.
Figliolo, mio caro! Ti scrivo dal telefono di papà. Oggi è il 13 Marzo, siamo ancora vivi. Non scrivo da molto tempo, sto risparmiando la carica. Non so da dove iniziare. In che orrore siamo, lo sai. La città è già tutta distrutta. Oltre le granate e ad altre cose, volano aerei e ci bombardano. Qualche amico riesce a venire a trovarci e ci racconta le novità. Ieri una bomba ha colpito l’ufficio postale principale, lo ha spezzato in due parti, e negli scantinati c’erano persone. Non si sa se sono vive. Non c’è nessuno che vada a vedere per salvarli. Noi, mettendo a rischio la nostra vita, abbiamo fatto altre corse a casa, per due volte, per prendere altro cibo e altre coperte. Abbiamo portato anche due sacchi di patate, scatole di biscotti, tè, dolci. E’ il nostro contributo per ringraziare ***** per il rifugio che ci sta offrendo.
Figliolo, mio caro. Oggi è il 17 Marzo. Sul mio telefono è rimasta poca carica. Siamo ancora vivi, anche se abbiamo già detto addio alla vita molte volte. Siamo all’inferno. Siamo bombardati da granate, bombe e mine. Non è rimasto neanche un edificio. Tutta la città è in fiamme. Abbiamo paura di uscire dal seminterrato. Ora qui di notte è intasato, sono arrivati anche bambini. Non dormiamo, stiamo in piedi e preghiamo in un angolo del seminterrato con tutta la folla. Abbiamo paura. Nella nostra macchina il lunotto posteriore è stato frantumato da un’onda d’urto e dietro l’auto c’è una enorme voragine che rende impossibile andarsene. Non sappiamo cosa accadrà domani, sopravviveremo? Dio, perché viviamo tutto questo? Preghiamo Dio che il seminterrato sia la nostra salvezza. ***** deve sfamare tutti, poverina, è una santa. Le porzioni stanno diventando sempre più piccole. Papà ha sempre fame. Dobbiamo cucinare in garage ed è molto spaventoso. Le finestre e le porte di casa sono distrutte, papà insieme a ***** cerca costantemente di riparare i buchi mentre bombardano. Fa molto freddo, ci sono circa 5 gradi nel seminterrato ed è sempre buio. Preghiamo che tu stia bene e che tu sia felice. Sei un bravo ragazzo, puoi gestire tutto. Voglio davvero credere che sopravviveremo e ci incontreremo. Ti amiamo molto, molto, molto. Abbi cura di te, nostro caro.”
Il 18 Marzo sono stati evacuati da Mariupol.