Ho visto la serie tv Chernobyl di HBO  l’anno scorso (2019) in lingua originale e ora che sta per andare in onda su La7, anche in italiano, ho solo la curiosità di vedere se il doppiaggio sarà all’altezza dell’interpretazione in lingua originale. Di certo questo non cambierà la mia opinione complessiva: non c’è che dire, ne sono rimasta assolutamente affascinata.

Ambientazioni e costumi sono estremamente accurati e riportano dritti nell’URSS di fine anni ’80. Ciò che noi immaginavamo ci fosse oltre la Cortina di Ferro, prende vita in questa serie TV.  Anche se, a parere di alcuni che quell’epoca l’hanno vissuta in prima persona, non ci sarebbe tanto di così accurato e molti non si rivedono nel “grigiore” che viene rappresentato. E’ chiaro che essendo una collaborazione americana e inglese, molto probabilmente si basa anche su alcuni stereotipi che hanno popolato la cultura dell’Ovest per tanti anni. Ma questo, in fondo, non va ad inficiare sull’insieme del racconto dei fatti. I cinque episodi sono totalmente incentrati sugli eventi dell’Aprile 1986. La notte dell’incidente, l’intervento dei pompieri, il caos all’ospedale di Pripyat, l’evacuazione e il processo ai colpevoli.

Ne ho recensito ogni singola puntata sulla mia pagina facebook Diario di un viaggio a Chernobyl (https://www.facebook.com/diariodiunviaggioachernobyl/) e se siete interessati potete trovarle sotto la parola chiave “Episode” e a seguire il numero della puntata che vi interessa (es: Episode 2).

Spesso mi è stato chiesto cosa ne penso di questa serie e, soprattutto, se è attinente alla realtà. Il mio, in generale, è un parere molto positivo e suggerisco la visione a tutti. E’ chiaro che se debbo entrare nel dettaglio posso dire che sono molte le “licenze poetiche” che si sono presi i registi. Ma rimane pur sempre un film e quindi è ovvio che ci siano tante realtà romanzate. Di certo, se avete seguito il mio lavoro in questi anni e se avete letto i miei blog, qui sul sito e sulla pagina facebook, ritroverete tanti protagonisti e tante storie di cui vi ho già parlato. Come gli ingegneri in turno la notte del 26 Aprile 1986 (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/lappartamento-di-leonid-toptunov-il-capro-espiatorio/ ), il direttore della centrale, Bryukhanov, peraltro estremamente somigliante al vero Bryukhanov (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/lappartamento-del-direttore-della-centrale-nucleare/ ), i coniugi Ignatenko (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/un-amore-eterno-vasily-e-lyudmila-ignatenko/). Conoscerete Ulana Khomyuk, che è l’unico personaggio che non è mai esistito e che i registi hanno scelto di “inventare” per rappresentare la Scienza, che nella realtà dei fatti è sempre stata rappresentata da due scienziati importantissimi, Nesterenko e Bandazhevsky (https://www.francescagorzanelli.it/wp-content/uploads/2018/07/Vassili-Nesterenko.jpg). Vi accorgerete della gravissima mancanza (a mio parere personale) dell’importantissimo Igor Kostin, fotografo che dobbiamo ringraziare se abbiamo foto che ci mostrano com’era il reattore 4, completamente scoperchiato (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/igor-kostin/). Non avere trovato una sola menzione a lui, nè nelle scene del film, nè nelle citazioni di coda, mi ha davvero lasciata senza parole. E’ un vero peccato che non si sia pensato di rendere omaggio a un personaggio del suo calibro e della sua importanza. Proprio lui, attraverso il suo lavoro di giornalista, rese noto al mondo ciò che quell’incidente aveva lasciato come eredità sulla salute delle persone. Fu lui a scoprire Igor Pavlovets (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/i-bambini-di-chernobyl-igor-pavlovets/) a cui, in modo indiretto, salvò la vita!

Come ho detto, le ambientazioni sono estremamente realistiche e nello scorrere delle immagini ho ritrovato tutta la Pripyat che conosco. A partire dall’ospedale, che per me rappresenta il luogo in cui il dramma umano ebbe inizio (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/pripyat-hospital/). Gli anziani che non volevano lasciare i Kolchoz e non volevano buttare il raccolto dell’orto e il latte appena munto. Quegli anziani che, alcuni anni dopo, prenderanno il nome di Samosely, ovvero auto-insedianti. Coloro che, non riuscendo ad integrarsi in una vita altrove, lontani dalla propria casa e dalla propria terra, decisero di farvi ritorno, anche contro il volere del Governo (https://www.francescagorzanelli.it/portfolio-items/gli-anziani/). Il dramma degli animali domestici, che gli abitanti hanno forzatamente dovuto abbandonare e che ci ha lasciato in eredità i meravigliosi cani di Chernobyl che incontriamo numerosi nella zona di esclusione (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/i-cani-di-chernobyl/).

Nulla è stato tralasciato di ciò che riguarda gli eventi del 26 Aprile.

Qualcosa è stato romanzato, come il racconto della popolazione di Pripyat che si sarebbe raccolta sul ponte ad ammirare “l’aurora nucleare”, salvo poi morire tutti dopo qualche giorno. Questo è falso. Nessuno si radunò su quel ponte. Anzitutto perchè molti vedevano la centrale nucleare direttamente dalle finestre di casa propria. Altri non diedero proprio peso a ciò che stava succedendo alla centrale in quanto, una volta resosi conto che i pompieri erano sul posto, tornarono a dormire sonni sereni.

Anche il racconto dei tre uomini “volontari-costretti dal Governo” che scesero nelle viscere della centrale per aprire le valvole della piscina di raffreddamento è molto enfatizzato e molto lontano da come andarono realmente i fatti. Nella realtà, quei tre sommozzatori erano ingegneri che conoscevano perfettamente ogni meandro della centrale. Alcuni di loro avevano anche partecipato alla costruzione di questi reattori, quindi erano gli unici che potevano svolgere questo lavoro con la certezza del successo. Fu così che Ananenko, Bezpalov e Baranov scesero in quelle profondità, non volontari, non costretti, ma semplicemente perchè quello era il loro lavoro e nessuno di loro si tirò indietro, perchè sapevano quanto il loro operato sarebbe stato decisivo per le operazioni di contenimento del disastro.

Qualche altro evento è stato concentrato in quello che, nel film, risulta essere un breve lasso di tempo di settimane, come l’elicottero che precipitò durante le operazioni di liquidazione dell’incidente. Questo triste evento accadde il 2 Ottobre 1986. Presso il Museo Internazionale di Chernobyl, a Kiev, ho registrato questo video https://www.youtube.com/watch?v=5WogRJVqTus, dove vedete le immagini di quel momento. Il Mi-8 che stava sorvolando il tetto del reattore, si scontrò con un cavo di una gru e precipitò disastrosamente. Nessun membro dell’equipaggio si salvò. I corpi di Vorobyov, Yunhkind, Khrystych e Hanzhuk rimasero seppelliti sul luogo dell’incidente. Le immagini del video di questa tragedia emersero solo anni dopo, quando la censura sovietica cadde insieme all’URSS. I resti del MI-8 sono stati ritrovati ancora più tardi, durante i lavori di costruzione del New Safe Confinement. (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/new-safe-confinement-il-nuovo-sarcofago-di-chernobyl/)

So bene che al termine dei cinque episodi assisteremo al proliferare di tanti esperti ingegneri nucleari, esperti in tema di radiazioni e di gestione di emergenze internazionali. E’ stato così nel resto del mondo l’anno scorso, e sarà così anche in Italia, ma vi prego, di non pensare MAI che la storia di Chernobyl finisca lì, con un processo e una centrale nucleare “chiusa”. Non è così! La storia di Chernobyl inizia esattamente lì, lì dove la serie tv mette la parola “fine”. La centrale nucleare non “finisce” nel 1986. Assolutamente no! Ancora oggi c’è tanto fermento in quella centrale e ci lavorano ancora 5000 persone, questo perché una centrale nucleare non si chiude come una semplice fabbrica, con un giro di chiave alla porta blindata e tanti saluti. Nel frattempo è stato fatto un magistrale lavoro di liquidazione ed è stato costruito anche il New Safe Confinement, che peraltro funziona alla perfezione, ed è per questo che ad oggi, dopo 34 anni dall’incidente, è possibile visitare quelle zone in tutta sicurezza. Molti di voi, dopo aver visto questa serie, avranno l’idea che la zona di esclusione sia come la famosa palla di vetro, quella con la neve dentro. Tu entri dentro quella palla e muori, perché tutta l’area è piena di radiazioni mortali. Non è così! La zona di esclusione è stata contaminata a macchia di leopardo e vi stupirà scoprire che Chernobyl è praticamente pulita. Già, proprio la cittadina che da il nome al disastro nucleare più grave del mondo. Nell’articolo a questo link https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/chernobyl-nome-disastro/ vi spiego perchè è proprio Chernobyl a dare il nome al disastro, anche se la vera vittima è Pripyat.

Sono tante, troppe le sfaccettature di questa storia! Potrei parlarvene per ore, ore e ore ed è per questo che ho deciso di dare vita al mio progetto “Diario di un viaggio a Chernobyl”, dove ogni giorno vi racconto cosa succede in quella terra, che troppi pensano morta, ma che invece è ancora viva, nonostante tutto. Anche le vittime non sono “finite” nel 1986, anzi! Lì sono iniziati i veri problemi, sia per la salute delle persone che hanno continuato a vivere nelle terre circostanti alla zona di esclusione, sia per il dissesto sociale che ne è seguito. Un film non basterà mai a raccontarvi tutto.

In conclusione, godetevi ogni momento della serie tv, ricordando sempre che è un film basato sulla realtà, e non la realtà stessa. Siate critici verso ciò che vedrete e alla fine della serie, informatevi su ciò che rappresenta Chernobyl oggi, su quanto ancora c’è da fare in modo concreto (https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/cosa-possiamo-fare-noi-per-chernobyl/).

E non dimenticate mai che la storia di Chernobyl non è finita la notte dell’incidente alla centrale nucleare. E’ iniziata proprio quel giorno ed è ancora in corso.