Il quarto sabato del mese di Novembre ricorre l’anniversario dell’Holodomor. L’articolo che segue non vuole essere un racconto dei fatti dell’Holodomor, ma una riflessione sulla persecuzione del popolo ucraino. Preferisco lasciarvi link a letture e video, estremamente interessanti, per farvi approfondire, in modo autonomo, questa terribile pagina di storia.

Questa parola la sentii per la prima volta, nel 2015, durante il mio primo viaggio in Ucraina. La sentii pronunciare da un ucraino che tentò di spiegarmi che si trattava di un genocidio. Lui non parlava inglese e io non potevo credere di avere compreso appieno ciò che mi stava dicendo perché reputavo che se davvero si fosse trattato di genocidio, ne avrei sentito di certo parlare, prima di allora. Peraltro si trattava di eventi accaduti negli anni ’30 del secolo scorso, quindi di certo avrei dovuto sentire menzionare a scuola, quantomeno durante l’ora di storia. E invece niente. Il mio cervello non riusciva a ritrovare quella parola nei meandri dei suoi ricordi. Quella stessa sera, rientrata nella mia camera di albergo di Kyiv, scrissi Holodomor su Google e con grandissima fatica (perché in quegli anni l’accesso a Google era spesso bloccato dal controllo russo) mi si aprì la pagina di Wikipedia. Non c’erano articoli correlati in lingua italiana, ma semplicemente una striminzita pagina di Wikipedia. Ciò che lessi mi lasciò senza parole.

Come vi ho spesso raccontato, approdai in Ucraina da italiano medio che dell’Ucraina sapeva solo che si trattava di una nazione di contadini disgraziati, russi per eccellenza e produttori di badanti, che tanto comodo facevano all’Italia. Ero ignorante in un modo imbarazzante, ma non mi vergogno ad ammetterlo perché, a mia discolpa, posso dire che ero il frutto dell’istruzione e del pregiudizio all’italiana. I miei coetanei, figli della Guerra Fredda e di un’epoca senza internet, confermeranno ciò che sto per dire: in Italia, per anni i mezzi di comunicazione e i professori a scuola hanno passato il messaggio che tutto ciò che stava al di là della cortina di ferro fosse Russia. Che la stessa Unione Sovietica era Russia e che dopo la sua dissoluzione, si erano creati tanti piccoli stati, caduti in miseria perché non più sotto il controllo della Grande Madre Russia. Ed è così che io non avevo mai sentito nominare questo genocidio, chiamato Holodomor. La parola Holodomor racchiude la chiara descrizione di questa storia, in quanto significa letteralmente “infliggere la morte attraverso la fame”. E Wikipedia mi stava dicendo che peraltro non era nemmeno riconosciuto come genocidio da tutte la nazioni europee e tra le nazioni che non lo avevano riconosciuto come tale, c’era anche l’Italia. Capite? Per anni diversi stati europei, hanno negato che questa tragedia fosse un genocidio indotto attraverso la fame, nonostante i tanti documenti emersi, dopo la dissoluzione dell’URSS, e nonostante le centinaia di migliaia di testimonianze di ucraini.

Fu così che iniziai a documentarmi, leggendo i pochi libri che c’erano a disposizione in lingua italiana. Soprattutto decisi di chiedere lumi agli ucraini in Italia. Per anni ne ho parlato all’interno del mio progetto di divulgazione storica e culturale, “Diario di un viaggio a Chernobyl”, e per anni non c’è stato modo di creare un dibattito con gli italiani, in proposito a questa terribile pagina di storia. I pochi italiani che si occupavano di Ucraina, in quei tempi, sanno esattamente a cosa mi riferisco. Sino a pochissimi mesi fa, parlare di Ucraina in Italia significava rivolgersi a un piccolissimo pubblico di nicchia.

Oggi è tutto cambiato, fortunatamente. Sembra che l’unico risvolto positivo di questa guerra sia quello di avere portato a conoscenza della massa la storia e la cultura ucraina. E questo è un altro fantasmagorico fallimento di Putin. Mentre lui è impegnato a bombardare il popolo ucraino, con l’unico obiettivo di annientarne la cultura, la lingua e il passato, il mondo intero ha iniziato ad interessarsi a questo popolo. Ci aveva già provato Stalin, con l’Holodomor, gettando le basi per una massiccia russificazione dell’Ucraina. In parte c’era riuscito, perché aveva eliminato tutti gli artisti, gli scrittori e gli umanisti ucraini, deportandoli. Aveva sostituito il popolo ucraino con russi liberati dai gulag. Aveva imposto la lingua russa nelle scuole e vietato l’utilizzo di qualsiasi altra lingua in pubblico. Ma gli ucraini, nel segreto delle proprie case, sottovoce e di nascosto, perché in Unione Sovietica anche i muri avevano le orecchie, avevano continuato a parlare la lingua ucraina, leggere libri di scrittori ucraini, recitare poesie in ucraino. Stalin sostanzialmente riuscì nell’intento di mettere delle basi sulle quali oggi Putin pensava di “giocare facile”. Ma quella era un’epoca diversa. Non c’era internet, non c’era la possibilità di spostarsi da una nazione all’altra in libertà. E soprattutto c’era l’Unione Sovietica che controllava tutto, tutti e manipolava non solo l’informazione, ma anche il pensiero del popolo. Nel 2022 tutto è cambiato. Il popolo ha i mezzi per informarsi liberamente. I confini sono aperti, la gente si muove senza ostacoli e soprattutto l’accesso a internet ha dato la possibilità a tutti di acculturarsi e informarsi. Nel 2022 una guerra ingiusta e insensata ha improvvisamente liberato l’Occidente da quel ridicolo prosciutto sugli occhi con il quale viveva da decenni e questo ha permesso a tantissime persone di documentarsi approfonditamente sulle vicissitudini del popolo ucraino. Al resto ci sta pensando Putin, ovvero a mostrare la sua politica senza filtri, violenta e repressiva, mettendoci nelle condizioni di capire anche cosa è successo ai cervelli del popolo russo. La sua denazificazione non è altro che un nuovo genocidio, laddove per anni aveva messo in atto le sue politiche di russificazione, fallendo miseramente. Putin, emulando Stalin, ha fallito e questo è ciò che le rende sempre più aggressivo e folle. Al contempo il popolo ucraino ha sempre dimostrato di saper convivere civilmente e pacificamente con il suo vicino russo, senza alcuna necessità di utilizzare violenza e repressione e ha sempre dichiarato apertamente la propria volontà di avvicinarsi all’Europa e distaccarsi totalmente dal sovranismo russo.

Ma tornando al tema di questo articolo, probabilmente questo è il primo anno in cui non avrò bisogno di spiegare cos’è l’Holodomor e questa è la buona notizia.

Nel 1928, su decisione di Stalin, fu avviata la procedura di collettivizzazione delle campagne rurali, ovvero venne destituita la proprietà privata delle campagne a favore di quella collettiva. I contadini ucraini, grandi produttori di grano, non aderirono a questa scelta in modo volontario ed anzi, vennero costretti dai funzionari del partito ad accettare la situazione, anche attraverso una violenta repressione per la quale fu adottata addirittura la pena di morte. Per tutti i dissidenti, in generale, fu scelta la via del sequestro di tutti i prodotti dei campi (grano, barbabietole, patate) ed anche delle sementi necessarie per gli anni successivi. Il popolo morì per fame e purtroppo furono diversi anche i casi di cannibalismo. Le vittime di questa carestia sono state stimate in sei milioni.
Come scrivevo a inizio articolo, gli anni del genocidio dell’Holodomor richiedono pagine e pagine di approfondimento ed io non mi reputo la persona più competente per approfondire questo evento. Voglio invece lasciarvi alcuni link di letture e video-interviste dalle quali potrete farvi un quadro approfondito di ciò che fu l’Holodomor e di come ha cambiato il popolo ucraino. Oggi posso dirmi fiera di avere inserito il piccolo museo dell’Holodomor di Kyiv, come tappa fondamentale dei miei viaggi in Ucraina. Ho portato centinaia di turisti italiani in quel piccolissimo museo, che negli ultimi anni era in fase di ampliamento. Nell’Ottobre del 2021 c’erano ruspe che stavano spianando il terreno per la realizzazione di un percorso multisensoriale, attraverso il quale fare immergere il visitatore nella tragedia che fu orchestrata da Stalin con l’intento di annientare il popolo ucraino. All’esterno c’è un bellissimo campanile che suona un rintocco di campana per ogni vittima di quel genocidio. Le vittime furono talmente tante che quei rintocchi non finiscono mai. Non so in che condizioni versi oggi quel museo. Mi auguro che si sia salvato e spero che al termine di questa allucinante guerra, potremo tornare a visitarlo, in un momento di nuova rinascita dell’Ucraina. Mentre la Russia studiava piani di guerra per annientare altre culture, l’Ucraina stava ampliando i propri musei per acculturare i tanti turisti che da anni si approcciavano a questa meravigliosa terra. Mentre la Russia investiva rubli in armamenti, l’Ucraina investiva grivni in cultura.
Di seguito alcuni link di approfondimento.
Inizio da un mio articolo dal quale potrete capire le conseguenze sociologiche di questa sanguinosa pagina di storia: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/perche-gli-ucraini-non-sono-russi-storia-dellucraina/
Intervista a Kateryna Sadilova, ucraina/italiana, personaggio di spicco nell’ambito della diaspora ucraina in Italia: https://www.youtube.com/watch?v=ameFxxrVjJM
Intervista ad Andrea Graziosi, esperto di storia ucraina, ne scrive dagli anni ’90 quando in Italia non ne parlava veramente nessuno: https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=XpcNOL2Ma-I&feature=youtu.be
“La grande carestia” di Anne Applebaum: https://amzn.to/3iapfBE
“Il principe giallo” di Vasi Barca: https://amzn.to/3gz8Dmt
“Abbecedario ucraino” di Massimiliano Di Pasquale: https://amzn.eu/d/2QU1LT1
“Il genocidio dimenticato” di Ettore Cinnella: https://amzn.to/3F5tWWq