“Le persone salivano sui pullman e cercavano di evitare lo sguardo degli animali. Salvavano loro stesse, tradendo i propri animali domestici, così cari. Quando tutti se n’erano andati, nei villaggi entravano i soldati e li fucilavano. Lavavano le case, lavavano tutti gli edifici, la legna. Seppellivano latte, mele, gli ortaggi, qualsiasi alimento.”
Svetlana Aleksievic-Preghiera per Chernobyl

Un’altra eredità del disastro nucleare di Chernobyl sono i cani.
Il giorno in cui venne organizzata l’evacuazione di Pripyat, venne ordinato ai cittadini di portare solo lo stretto necessario per assentarsi da casa tre giorni. Venne ordinato loro di lasciare gli animali domestici nelle abitazioni.
Gli animali erano, senza dubbio, molto contaminati dato che, si sa, stanno a contatto col suolo, all’aria aperta, bevono l’acqua delle pozzanghere e si cibano di ciò che trovano in natura, comprese prede con grande probabilità contaminate a loro volta. Come sappiamo, nessuno fece mai più ritorno alle proprie abitazioni e nei giorni seguenti all’incendio alla centrale nucleare, ai soldati venne ordinato di abbattere tutti gli animali.
Così galline, conigli, mucche, cani e gatti vennero uccisi e sotterrati nel terreno proprio per scongiurare una contaminazione fuori controllo. Qualche animale sfuggì a questa mattanza e negli anni a seguire, nè il Governo, nè nessun altro ente si è preso in carico la gestione della riproduzione incontrollata dei cani. Ed è così che oggi la Zona di esclusione di Chernobyl ne è super popolata. Sono ovunque. Anche all’interno del perimetro della centrale nucleare. La maggior parte sono docili ed innocui, in cerca continuamente di cibo e coccole.
Ad ogni viaggio che affronto trovo sempre qualche femmina gravida.  Ovviamente sono cani di cui nessuno si cura, dal punto di vista sanitario, quindi non vaccinati nonchè potenziali portatori di malattie. Principalmente la rabbia.
Nell’estate del 2017 è, fortunatamente, partito un progetto co-finanziato dalla comunità europea, per il censimento e per la sterilizzazione di alcuni esemplari di modo da poter arginare questa emergenza. Da amante folle dei cani, non posso che essere felice se si riuscirà ad arginarne la riproduzione incontrollata. Chi volesse approfondire o fare una donazione, può visitare il sito dell’associazione Clean Futures Fund http://cleanfutures.org/

Ma da questa tragedia, abbiamo avuto in eredità una marea di affettuosissimi cani e senza dubbio il più popolare è Tarzan.

Tarzan è il guardiano dell’antenna militare Duga, nonché la più esperta guida turistica del luogo.
Lui aspetta i visitatori al cancello di ingresso, poi li conduce fino ai punti di maggiore interesse, camminando di fronte a loro. Come ti fa capire che sei giunto in un punto interessante? Si butta a terra davanti ad una porta o un “tunnel” creato dal passaggio delle persone tra gli arbusti della foresta, ed attende.
Intorno all’antenna ci sono dei bunker interessantissimi. Un dedalo di bunker dove è facilissimo perdersi. Dove io smarrisco l’orientamento, a causa della fitta vegetazione che cambia notevolmente lo scenario a seconda della stagione in cui ci si trova, lui mi apre continuamente la via.
E quando invece ti soffermi a guardare qualcosa che per te è nuovo, ma lui sa che non vale la pena perderci tempo, lo vedrai camminare senza fermarsi.
Tarzan è davvero una guida turistica esperta. E’ nato e cresciuto con i guardiani dell’antenna Duga, ma da un paio di mesi è sparito. Qualcuno si è preoccupato che fosse morto, invece è semplicemente “migrato”.
Ha raggiunto l’età adulta di un cane ed ha probabilmente deciso, da buon maschio, che era ora di andare alla scoperta del mondo.
E’ stato recentemente visto vicino a Chernobyl città. Non lo incontro da Gennaio (2019) e debbo dire che un pò mi dispiace averlo perso di vista, ma è giusto che prenda la sua strada, libero, come tutti gli animali dovrebbero essere.

I cani di Chernobyl non vivono sui comodi divani di casa, ma sono animali liberi. Non chiamateli randagi. Vivono una vera vita da cani, in libertà, ma a fianco all’uomo e un posto caldo dove ripararsi lo trovano sempre.