Quando dico che un viaggio nella Zona di esclusione di Chornobyl è un viaggio attraverso la storia, intendo proprio ciò che segue.
Durante la mia prima visita alla città di Pripyat, la mia attenzione venne attirata da una sorta di “fungo” situato a fianco della stazione degli autobus. Poteva sembrare una biglietteria, ma essendo appena stata all’interno della stazione stessa dove avevo individuato la cassa, capii che non poteva essere quello. Sulla sommità si legge ancora distintamente la parola “Kbac” (Kvass), di cui chiesi la traduzione alla guida ucraina, la quale mi rispose che si trattava di una bibita molto popolare durante il periodo sovietico.
La si poteva acquistare presso grandi cisterne ambulanti che si trovavano nelle città durante la stagione calda. Pripyat, essendo di nuova costruzione e assolutamente all’avanguardia, aveva in dotazione questi grandi “funghi” in punti strategici, quale l’autostazione o il Cafè, dove i cittadini si incontravano per trascorrere tempo libero.
Si tratta di una bevanda ottenuta dalla fermentazione di frutti o cereali, il più prodotto (anche perchè il più economico) era quello ottenuto dal pane nero. Ma in realtà fonda le sue radici ben prima dell’Unione Sovietica, in quanto se ne trova menzione anche nella letteratura di Tolstoy e Pushkin, ma fu dopo gli anni ’60 che divenne davvero popolare, come bevanda imperialista, quando il premier Khrushchev la dichiarò vera e propria bibita patriottica, a contrasto della popolarissima e americanissima Coca-Cola. D’altronde, è gassata al punto giusto, lievemente alcoolica, altamente dissetante. Quando, però, l’U.R.S.S. crollò e la Russia fu invasa da Coca-Cola e Pepsi, il Kvass vide il suo declino, spodestato da queste bibite capitaliste che significavano molto di più che una semplice bevuta: avevano il sapore del rinnovamento e di un futuro diverso.
Ma le popolazioni dell’ex Unione Sovietica, si sa, sono caratterizzate da una forte componente patriottica e il Kvass non ci ha impiegato molto a riprendersi il suo posto nelle case della gente e già nel 2001 vide un aumento delle vendite pari al 1520% all’anno e fu anche sostenuto da un chiaro spot, molto simpatico nel suo essere un messaggio anti-America (visibile qui: https://www.youtube.com/watch?v=oJ8Ntmvy_n0.)
Io e il mio compagno di viaggi a Chornobyl (e di vita), Emanuele Cosimi, essendo due curiosi nati, soprattutto per quanto riguarda le tradizioni culinarie, abbiamo deciso di riprodurlo (seguendo una ricetta antica che ci ha fornito una Samosely, una anziana che non lasciò mai la sua casa dopo l’incidente di Chornobyl). Da diversi mesi produciamo questa particolare bevanda, dal sapore che riporta indietro nel tempo, a un periodo storico che abbiamo vissuto come bambini occidentali abituati al gusto della Coca-Cola. E’ un vero e proprio viaggio al di là della cortina di ferro, durante la Guerra Fredda. I sapori della cucina locale, sono un’esplorazione diretta delle tradizioni delle culture che incontriamo durante i nostri viaggi, e questa bevanda ne è la dimostrazione. Ci riteniamo altamente soddisfatti per essere riusciti a riprodurre il sapore artigianale del Kvass, ben diverso da quello che si trova in commercio sugli scaffali dei supermercati.
Di seguito, la ricetta che ci è stata data dalle nonne di Chornobyl:
Ingredienti: 3 lt di acqua, 250/300 gr di zucchero bianco, 3 o 4 fette di pane nero di segale (meglio se quello aromatizzato tipico dell’Est), 2 cucchiaini di uva sultanina, lievito di birra
Preparazione: Mentre tostate per bene il pane nero, portate ad ebollizione l’acqua con l’uva sultanina. Una volta raggiunta l’ebollizione, aggiungere il pane, lasciare bollire per un minuto, poi spegnere il fuoco, coprire con un coperchio e lasciare riposare il composto per 12 ore. Trascorse le 12 ore, filtrate il composto con uno straccio da cucina, direttamente dentro un barattolo abbastanza capiente per lasciarlo fermentare. Aggiungere lo zucchero, mescolare bene fino al totale scioglimento. Nel frattempo, preparate anche il lievito: versate acqua tiepida (non calda) in un ciotolino, aggiungete due cucchiaini di zucchero e poco più di mezza bustina di lievito, mescolate bene e attendete 3 o 4 minuti. Una volta attivato il lievito, aggiungetelo al barattolo dove state preparando il vostro Kvass, aggiungete qualche chicco di uva sultanina, chiudete e lasciate riposare per 3 giorni in luogo buio e a temperatura ambiente (no frigorifero). Non muovete il barattolo per questi giorni di riposo. Dopo i 3 giorni, aprite il barattolo (se non presenta schiuma in superficie, altrimenti attendete un giorno in più) e verificate che si sia formato il gas, attraverso il tipico rumore che fanno le bevande gassate quando si apre la bottiglia. A questo punto, filtrate in un nuovo barattolo facendo molta attenzione a non far passare il lievito depositato sul fondo. Versate con molta cautela perchè il lievito non deve assolutamente passare. Ora il vostro Kvass è pronto per essere imbottigliato e il consiglio è quello di aggiungere un cucchiaino di zucchero al fondo della bottiglia per consentire una nuova fermentazione. Lasciatelo riposare in bottiglia per 3 o 4 giorni. Al termine di questi giorni il vostro Kvass sarà pronto per essere gustato, freddo! (Noterete che avrà prodotto un pò di “fondo”, ma questo è normale). Buona degustazione!