Durante una bollente mattinata di fine agosto, mentre facevo colazione e scrollavo annoiata la home di facebook, mi è apparso lui: l’ekranoplano! In 43 anni di vita non avevo mai sentito questa parola. Ma più che la parola in sè, vengo letteralmente stregata da ciò che sto vedendo! Un enorme aeroplano, grande quasi come una nave, abbandonato su una spiaggia del Dagestan. Questa immagine racchiude tutte le mie passioni: l’aeronautica, il mondo militare, l’URSS, la Guerra Fredda e l’abbandono. Non resisto, il mix per me è esplosivo! Devo subito documentarmi! Sono già con la mente all’antenna Duga (ve ne ho parlato qui: https://www.francescagorzanelli.it/chernobyl/duga-radar/) e ai tempi in cui l’Unione Sovietica spiava il nemico americano, preparandosi a difendere, da eventuali attacchi missilistici, i propri territori. Sono già catapultata negli anni ’80, quando ero troppo piccola per capire, ma vivevo con il naso all’insù, affascinata da tutti i caccia che sfrecciavano nei nostri cieli italiani. Sono cresciuta con quel rombo che fanno gli aerei quando infrangono il muro del suono. Aspettavo quegli aerei come un bambino aspetta il gelato! E dentro di me maturava quella passione che mi avrebbe portata, dopo il diploma di scuola media, alla scelta di una scuola per diventare pilota. Ma poi le cose non sono andate come sognavo. La situazione economica della famiglia non permetteva di affrontare i costi di una scuola privata di quel genere. Credo che quella sia stata la più grande delusione della mia vita, quella che mi ha portata a diventare un’adulta totalmente disillusa.
Ma torniamo al nostro mostro dei mari e dei cieli! Sono davvero emozionata nel raccontarvi del Lun, unico esemplare esistente al mondo di ekranoplano sovietico.
Andiamo per ordine. Cos’è un ekranoplano? La traduzione dal russo sarebbe “schermoplano”. Si tratta di un aeromobile che trova collocazione tra la categoria degli aliscafi e quella degli idrovolanti. Cito dal web: Il termine ekranoplano è l’adattamento dal russo del termine экраноплан, ekranoplan, letteralmente “schermoplano”. Infatti questa particolare tipologia di velivoli, che a prima vista sembrano grandi idrovolanti caratterizzati da ali tozze e da giganteschi piani di coda, venne sviluppata dai sovietici a partire dagli anni cinquanta. Il loro inventore fu l’ingegnere navale sovietico, Alexeev Rostislav Evgenievich. Allo sviluppo contribuì anche un italiano di Fiume, Roberto Bartini, emigrato nell’Unione Sovietica nel 1923 per motivi politici, che sviluppò il Bartini-Beriev VVA-14, idrovolante VTOL che combinava le caratterische degli ekranoplani. Parallelamente negli USA, l’ingegnere aeronautico tedesco Alexander Martin Lippisch, iniziò a lavorare sullo stesso concetto, partendo però dall’aria e non dall’acqua, come il suo omologo sovietico. Questi sviluppò una serie di velivoli, nettamente più piccoli, che sfruttavano lo stesso principio, e che vennero definiti WIG (Wing In Ground effect), ala a effetto suolo. A Roberto Bartini, Alexeev Rostislav Evgenievich e Alexander Martin Lippisch, si aggiunse anche il tedesco Gunther Jorg.
Il termine WIG e il termine ekranoplano sono comunque spesso usati come sinonimi. Oggi si è affiancato ai due termini l’acronimo GEV (Ground Effect Vehicle), veicolo a effetto suolo, per indicare un qualunque mezzo che sfrutti l’effetto suolo per migliorare la sua efficienza. Esistono poche ditte che producono piccole versioni di WIG/Ekranoplani, al più capaci di 10 passeggeri, ma c’è comunque sempre un certo interesse all’uso dell’effetto suolo per migliorare l’efficienza di aerei o imbarcazioni.
Questi velivoli, come detto, volano sfruttando “l’effetto suolo”, ovvero sostanzialmente una volta che il mezzo ha accelerato si sviluppa al di sotto di esso quello che può essere definito come un cuscino d’aria dinamico. Questo li rende un vero mix tra una nave e un aeromobile.
Nello specifico, il Lun aveva un impiego antisommergibile. L’aeromobile aveva un’apertura alare di 44 metri, lungo 74 metri e alto 20, la sua velocità massima doveva esser di 550 km/h. Era dotato di 8 motori turbogetti Kuznetsov NK-87, armato con sei Missili SS-N-22-Sunburn e aveva un’autonomia di 3000km o 5 giorni. Entrò in servizio nel 1987, nella flotta del Mar Nero. Il suo impiego era di attacco alle flotte navali nemiche, perchè date le sue caratteristiche, poteva entrare in azione rapidamente e colpire in modo imprevedibile. Qui potete vederlo durante una esercitazione: https://www.youtube.com/watch?v=_symWK4T7n0
Il progetto era ambizioso, ma non trovò nella pratica il successo che prometteva nella teoria. I costi di gestione erano elevati e la dissoluzione dell’URSS portò alla decisione di abbandonare definitivamente il suo impiego. Il velivolo è oggi “posteggiato” nel porto militare della città di Kaspijsk, sul mar Caspio ed è in carico alla Flottiglia del Caspio. (vi lascio qui la geolocalizzazione: https://www.google.com/maps/d/viewer?ie=UTF8&t=h&oe=UTF8&msa=0&dg=feature&mid=13YVJBghxasrupCtqklyFtReBoGY&ll=42.88149974202542%2C47.656800168828084&z=18)
Il 31 Luglio 2020 è stato trasportato presso il porto sul Caspio, dopo decenni di abbandono lungo una spiaggia del Dagestan. Il viaggio è durato circa 14 ore. Il Ministero della Difesa russo ha comunicato che il velivolo finirà i suoi giorni in questo porto, dove verrà smantellato. A questo link potete vedere le manovre di spostamento del colosso: https://www.youtube.com/watch?v=nZjHdNHGAo0&feature=youtu.be.
Ma già durante i tempi dell’Unione Sovietica ci si interrogava sul giusto impiego del Lun. Dopo l’incidente del sottomarino sovietico Komsomolec, nel 1989, che decretò la morte di 42 marinai, si decise di costruire un nuovo esemplare, che avrebbe preso il nome di Spasatel e sarebbe stato equipaggiato per le operazioni di ricerca e salvataggio di dispersi in mare. Era quindi previsto che fosse disarmato e i motori, da otto, furono ridotti a sei. Avrebbe avuto una capacità di “carico umano” tra le 150 e le 500 persone. Anche questo progetto venne abbandonato con la dissoluzione dell’URSS, anche se il velivolo era ormai quasi terminato e pronto a divenire operativo. Si trova ancora nel cantiere di Nizhny Novgorod e la Russia, nel 2017, comunicò di voler rimettere al lavoro gli ekranoplani, ma da allora non si sono visti sviluppi. Inoltre, entrambi gli esemplari, seppur ben conservati, mostrano i segni ed i danni di quasi trent’anni di abbandono.
Prima del Lun, di cui vi ho raccontato, erano stati già messi all’opera altri ekranoplani. Il più famoso operò negli anni sessanta. Si chiamava KM, ovvero Корабль-макет, che tradotto dal russo significa “prototipo di nave”. Si trattava di un progetto segreto di difesa, tanto che l’Unione Sovietica lo faceva volare solo di notte, al fine di non essere visto dai satelliti spia americani.
Fu poi rinominato Mostro del Mar Caspio, dopo un episodio che vide coinvolta la CIA. Il progetto segreto del KM sovietico fu scoperto dagli Stati Uniti nel 1967, quando le fotografie scattate dai satelliti lo mostravano in rullaggio, durante i test vicino a Kaspiysk. Lo strano aereo sconcertò le agenzie di intelligence del monto occidentale, notando le piccole ali tozze nonostante le sue grandi dimensioni, così come i segni “KM” e la bandiera della marina militare sovietica sulla fusoliera. Fu appunto la CIA ad etichettare l’aereo come “Kaspian Monster” dopo aver visto i contrassegni KM, diventando in seguito noto come “Caspian Sea Monster”, mentre “KM” significava ben altro. La scoperta, al culmine della Guerra Fredda, preoccupò molto la CIA, che istituì una task force dedicata e sviluppò un drone senza pilota appositamente costruito solo per determinare quale fosse il segreto dietro quel veicolo. Inizialmente si pensava che il KM fosse un velivolo convenzionale incompiuto, ma è stato subito determinato che il veicolo non poteva volare alto. Negli anni ’80, dopo che il KM era già stato distrutto, gli Stati Uniti scoprirono che si trattava di un grande ekranoplan. Lo sviluppo di veicoli a effetto suolo non era così diffuso in Occidente come in Unione Sovietica.
Io quando scopro questi aneddoti, vado in visibilio per giorni!